"...mi interesso di molte cose, cinema, teatro, musica, leggo..."
Mi viene spesso in mente questa scena di "Ecce Bombo" quando mi fanno la fatidica domanda "Ma tu, di che ti occupi?" Perchè ultimamente sto verificando che è terribilmente complicato spiegare in cosa consiste il mio lavoro, soprattutto a parenti e amici che stanno fuori dalla cricca della comunicazione. All'affermazione "faccio il copy" rimedio nel migliore dei casi un'espressione tra lo smarrito e il perplesso e le cose vanno leggermente meglio se butto lì un "scrivo i testi delle pubblicità". La colpa è tutta sua, di Scienza delle Comunicazione, l'unica facoltà che ha un nome diverso a seconda di chi la pronuncia (basta alternare casualmente le possibili 5 vocali finali di ciascuna parola). Se uno frequenta ingegneria, medicina o architettura, la gente sa cosa farà nella vita. Se invece commetti l'insano gesto, il meglio che può capitarti è che quando torni al paese per le feste la zia ti chieda "Quindi studi giornalismo?", ma è molto probabile che tu venga accolto con "Eccolo il nostro Giorgino!". A quel punto rimetti in tasca i tuoi "concept", "brand", "corporate image" e cerchi di arrampicarti sui pochi specchi ancora disponibili. Perchè nell'era dell'immateriale, puoi anche aggirare la domanda "Che lavoro fai?" inventandoti qualcosa di creativo (del resto sei un copy), ma puoi poco contro un "Si, ma in concreto?".
E se anche dovessi essere così geniale da cavartela, sei ormai in un vicolo cieco, perchè ti è appena stato chiesto "Ma quell'amica che era alla tua laurea, adesso che fa? E tu sei costretto a spiegare cos'è un "account manager".
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