Ieri ho letto sul settimanale "A" un'intervista a Paolo Villaggio sul tema dell'"antipolititica", e ho capito che, lungi dall'influenzare seriamente l'agenda e gli atteggiamenti dell'attuale classe politica (e di alcuni giornalisti-servi), il V-Day di Beppe Grillo ha sortito nei fatti solo un effetto: lo sdoganamento definitivo del "vaffanculo" a livello giornalistico. Nel pezzo firmato da un certo Fabrizio Esposito è stato infatti curioso leggere il seguente passaggio: (parla Villaggio) "E allora Vaffanculo, come dice Grillo, Vaffanculo a questi politici italiani. Il paese reale è nella cacca (la parola usata è un'altra e inizia con la emme, ndr) e questi qui che ci governano si sentono in prima classe".
Ma dico io, certi giornalisti si rendono conto che così facendo offendono il comune senso del ridicolo? Quando scrivono hanno presente che di fronte non hanno bambini di 2 anni (e se li avessero, dovrebbero avere almeno la decenza di dire "vaffanculetto")?
Bisogna organizzare un M-Day, e poi magari un C-day per risparmiarci di leggere ancora queste dabbenaggini (la parola usata nella mia testa è un'altra e inizia per esse, ndb)?
4 commenti:
Ma le poesie del poeta di sottofondo? (scusa se rompo, non ho ancora guardato tutto il blog)
quelle le scrivo solo per lavoro
qua non ce ne sono :)
OFF TOPIC > Da Milano mi facevano notare che nel sottotitolo c'è un accento di troppo - ed un apostrofo in meno. :D
una volta i panni sporchi li lavavamo in casa
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